La luce è insolitamente soffusa sulla scrivania. I fogli invece, tanti ed alla rinfusa. Come sempre. La penna balla tra le dita come Chad, Phil e Matt fanno ballare le loro bacchette. E tra tutti i fogli solo uno, solo quello che serve qui ed ora è dritto. Ed è anche vuoto… Il vuoto esistenziale dei tempi moderni.
<<Già>> sussurra, <<con un po’ di fantasia, tanta in verità, questo foglio bianco che non riesce a tingersi di nessun colore potrebbe proprio essere un’opera d’arte moderna, dal titolo “vuoto esistenziale”>>.
Riportare in penna, per se stessi oggi, per chi vorrà studiare i tempi moderni domani; le angosce, le trasformazioni, le sfide degli anni 20 del nuovo millennio è proprio un bel da fare. Il mondo di domani si sta plasmando ora. Con le nostre scelte di oggi.
E di scelte ne siamo chiamati a fare. Con il carbone che non vogliamo abbandonare. Con le armi che ancora crediamo sia giusto imbracciare. Con l’acqua che scarseggia e non ci fa galleggiare. Come ci divincoliamo? E mentre a voce alta ragiona da solo di queste cose sul suo foglio bianco, dalla stanza a fianco la signora Maria <<dottò, e cosa posso fare io se sti fetentoni fanno la guerra mandando a morire i figli degli ultimi e la signora del piano di sopra lava i denti con il rubinetto aperto?>>. <<Maria io non sono un dottore. E non sono nemmeno laureato>>. E nella sua mente si dice <<e tu Maria, ragioni meglio di me>>.
Ed è così che anche stavolta invierà il pezzo in tempo (abbondante recupero), non sarà (per ora) licenziato e potrà ricevere la sua dose settimanale di insulti sui social.
Scrive di Maria. Delle tante Maria di tutti i giorni che potrebbero cambiare il mondo. E che a ben pensarci lo cambiano comunque. Tutti noi cambiamo il mondo. Ogni giorno. Perché andiamo a dormire dopo aver fatto tutte le nostre attività e quando ci svegliamo siamo pronte a farne altre. Che siano di routine o un evento nuovo, le facciamo. Cambiamo il mondo. Il 24 febbraio è scoppiata una guerra fuori al nostro cortile. Il 23 ancora non c’era.
E quindi l’inflazionato, ripetitivo ed ai più un po’ banale motto che facendo piccole rivoluzioni nelle proprie vite si cambia il mondo, diventa così vero, attuale, rinnovato. In modo disarmante. Non ci puoi fare nulla. È così. Proprio come una canzone dei Diaframma. Che nelle liriche ascolti testi così apparentemente illuminati ma altrettanto semplici, di vita quotidiana, quasi banali. Intanto però, a vederli incastrati su un pentagramma c’è voluto lo Zio Fede.
Che sia la semplicità la chiave del mondo? No. Non proprio. Le chiavi del mondo di domani sono altrove. Sono già usate. Anzi, vi è la ruggine sopra. Perché aprono porte antiche, un tempo spalancate e poi progressivamente sempre un po’ socchiuse, fino a chiuderle a chiave.
Ripuliamole ed inseriamole nelle giuste serrature. E vedremo scenari nuovi. O vecchi se volete. Perché (ri)vedremmo la lentezza. L’opportuno. Non il superfluo. Non è un’operazione vintage. L’uomo moderno sono anni che rincorre senza sosta il superfluo. Quello che si affanna a comprare e che forse quell’acquisto non aprirà mai. Che correrà alla rinomata località turistica e tutto il mondo lo sa per la foto e lui niente di ciò che è vero di quel posto saprà. Le chiavi del mondo le abbiamo tutti noi. Ad ognuno è affidata una copia.
Sarà banale e questi fogli forse erano meglio a rimanere bianchi se dovevano riempirsi di banalità. Ma Maria ha ragione. Non può fermare la guerra. Ma con quelle chiavi del mondo ora un po’ arrugginite può quasi trascurare gli aumenti delle bollette, può vivere di nuovo in armonia con la signora del piano di sopra e quando andrà in una città nuova, le persone del posto le potranno far assaporare le sensazioni vere che si vivono lì. E non è romanticismo o nostalgia. Non è guardare indietro e non accettare il futuro. Anzi. È proprio il futuro questo. Lo stiamo preparando ora. Dove sono le vostre chiavi arrugginite. La signora Maria le sta già lucidando…