Il cantante e il giornalista

Alcuni anni fa volevo fare il giornalista. In verità volevo fare musica. Però ero una pippa. Me lo dicevano ed io ne ero più convinto di loro. Potrebbe questo, apparire come un “passaggio repentino di sogni”; dal rocker allo stare seduto al pc magari con giacca ed occhiali da vista! Forse perché questo salto non è poi così drammatico ed agli antipodi. Almeno per me. Ci trovo tanti tratti in comune.
Ho sempre pensato; romanticizzando un po’ le cose, i ruoli, le aspettative; che ci siano delle precise categorie di persone alle quali è assegnato un ruolo ben preciso nella nostra imperfetta organizzazione sociale, di distribuzione dei ruoli, delle risorse e delle ricchezze. Ed il compito datomi negli anni belli (visti così ora) dei capelli lunghi e dei pantaloni strappati, era proprio quello che nella mia romantica, disincantata e poveramente idealista visione di questa esistenza qui, davo allora e darei ancora oggi ai rockers ed ai giornalisti: disturbare le coscienze!

Non sono solo canzonette, ho sempre pensato. Perché se scrivi <<dentro i colpevoli e fuori i nomi>> una posizione la stai prendendo. Se ad un giornalista viene data la scorta, qualcosa che da fastidio forse l’ha scritta. E la scorta non viene manco data a tutti. A tutti quelli che hanno avuto il coraggio di non calpestare se stessi, affogando nell’autocensura, andando contro il pensiero unico (oggi molto in voga).

È In questi ritagli che ho sempre visto una <<simbiosi lavorativa>> tra chi salta e canta da un palco e chi sta in scrivania davanti ad un monitor. Una band può vendere (poteva, oggi è difficile) un milione di copie; avere un milione di visualizzazioni (ecco parliamo moderno) e quindi un milione di persone almeno può ascoltare quella canzone di denuncia sociale, che magari induce anche solo alcuni di quel milione ad una reazione. E così il cantante disturba qualche coscienza. 

Altresì il reporter che raccoglie dati ed osserva, scrive per un giornale che leggono centinaia di migliaia di persone ed il suo articolo può far compiere piccole rivoluzioni a chi riesce a raccoglierne il senso.

Nel 2022, anzi dal adesso in poi, cosa vogliamo essere? Rockers o giornalisti?

Nel mio 2022 non sono né un rocker e manco un giornalista. Però ricordo ancora come “disturbarla una coscienza”; per primo la mia. Allora faccio così: invento una terza categoria di disturbatori. 

Che bello se ognuno riuscisse ad inventarsi la sua; se ognuno riuscisse a far scoppiare la propria intima e piccola rivoluzione che messe tutte assieme rivolterebbero la società come un calzino. Ma così mi rendo conto di non essere ben incastrato in questo 2022; ma di tornare al 1997, con i capelli lunghi ed i pantaloni strappati, dove ero un drogato, sia per i drogati veri (mi fermavano e mi chiedevano cicche da condividere perché fratelli) e sia dai “normali” che già il tuo vestire era il biglietto da visita nel mondo. 

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